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Missione: Dalle Ceneri di un Nuovo Mondo

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Kyactus
view post Posted on 23/12/2014, 19:56     +1   -1




DALLE CENERI DI UN NUOVO MONDO



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Partecipazione
La partecipazione a questa missione è libera, ma naturalmente occorre che vi iscriviate qui!
Naturalmente, gli unici utenti al momento siamo io, la fra e Akira, per cui, si, tutto questo papello è un po' inutile assai :P

Numero giocatori partecipanti
Quanti si vuole.
Tanto saremo 3 ahahahah.

Background e svolgimento
Sono passati anni da quando i nostri eroi sono entrati in un mistico e lungo torpore. Adesso è arrivato il momento di quello che potrebbe essere il loro ultimo atto. Dalle ceneri di un nuovo mondo, dovranno viaggiare attraverso tutti i luoghi che avevano già visitato in passato, ma che il tempo (e qualche altra cosa) ha inesorabilmente cambiato per sempre. Tutte le persone che conoscevano, gli affetti, i luoghi, non sono altro che ricordi di tempi lontani. La loro storia è la storia di un viaggio senza una meta precisa, senza un vero scopo, se non quello di rivisitare Zulenho in lungo e in largo per ottenere le "ceneri dei ricordi". Un viaggio che potrebbe avere fine molto presto, oppure in un futuro incerto. Solo una cosa è sicura. La loro storia non è scritta da nessuna parte. Saranno loro a plasmare il loro destino. Ancora una volta.

Turni e azioni
Non sarà una missione convenzionale. Non ci saranno turni, non nel senso stretto della parola. Non ci sarà un singolo master. Non ci sarà già una storia prestabilita in testa. E' tutto come ai vecchi tempi, ma scritto in un unico post per mantenere un senso di ordine e senza interrompere a metà delle storie che negli altri post ancora non sono finite (che, comunque, non finiranno mai. Ma vabbè X°D), e con il buon senso e la maturità che ormai dovremmo tutti possedere. Dunque niente più egocentrismo, attacchi OP e schivate OP di sorta. O forse si? :P

Durata
Fino a quando non ci stanchiamo.
Fino a quando non viaggiamo in tutti i luoghi di Zulenho e abbiamo recuperato ogni singola cenere del ricordo (sono troppi, quindi questo requisito non lo raggiungeremo mai in ogni caso XD)

Premio
La possibiità di ruolare nuovamente tutti insieme. Non è abbastanza come premio? :P

LE ISCRIZIONI VERRANNO CHIUSE IL GIORNO: IN CUI I DIRETTI INTERESSATI SI ISCRIVERANNO


Iscritti
- Kyactus

INIZIO SVOLGIMENTO MISSIONE PREVISTO PER IL GIORNO: QUANDO TUTTI SI ISCRIVONO (ma che senso ha!? xD)


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PROLOGO


"Il vento spirava velocemente quel freddo giorno invernale. La pioggia cadeva giù a catinelle,più di quanto gli abitanti di Zulenho avessero mai visto. Fulmini e Saette illuminavano il cielo oscuro sopra quel gigantesco mondo in cui magia, scienza e fede coesistevano in un tutt'uno. Nelle strade della capitale non c'era anima viva, nessuno osava metter piedi fuori durante l'apocalisse che stava sconvolgendo la stessa essenza del pianeta. Tutti si fermarono nelle proprie case, a pregare. A pregare per un futuro migliore, un futuro in cui potessero ancora essere vivi. A pregare di rivedere ancora una volta la luce del sole, a sentire il canto degli uccelli, ad annusare il dolce e candido odore delle rose contaminate dalla rugiada mattutina. Le preghiere di ogni singolo abitante erano rivolte a questi pensieri.
Un vecchio guardava il paesaggio che si stagliava fuori dalla finestra della sua umile dimora. Su una grande scogliera, un maestoso albero si ergeva potente, forte. Grazie alle sue possenti radici riusciva a resistere agli impetuosi attacchi del vento, al mortale avvento del vuoto che si diffondeva sotto di esso. Il vecchio sorrise vedendolo. Aveva trascorso tutta la sua vita sotto quelle gigantesche fronde, forse l'albero aveva addirittura scandito attimo per attimo la sua lunga esistenza. Sotto quell'albero era nato, sotto quell'albero era cresciuto, sotto quell'albero aveva chiesto alla sua amata la mano... E sotto quell'albero l'aveva infine seppellita. E a quel semplice e tenebroso pensiero, si chiese se non fosse finalmente arrivato il suo turno. Se tutti sarebbero morti quel giorno, se l'apocalisse avesse ucciso tutta la vita su Zulenho, non poteva almeno lui scegliere dove morire? Non poteva, almeno per una volta, forgiare il suo destino e decidere di mettergli fine nel modo in cui meglio desiderava?
Prese il bastone che lo aiutava a camminare e a stare in piedi, indossò un lungo cappotto nero, per proteggersi dal freddo, e avvolse il suo gracile collo attorno ad una calda sciarpa di lana rossa. Aprì la porta, e fu subito fuori.
Fu investito da una gelida aria, un'aria che sapeva solamente di morte e distruzione. Con le poche forze rimaste, camminò lentamente verso l'albero, verso il suo unico migliore amico ancora in vita. Sarebbe potuto morire in qualunque momento. Ad ogni folata di vento, che l'avrebbe fatto cadere a terra, magari facendogli sbattere la testa. Ad ogni tuono, che l'avrebbe fatto morire di crepacuore per lo spavento. Ad ogni singola goccia di pioggia, che l'avrebbe congelato e fatto morire assiderato. Ma il vecchio continuava ad andare avanti, passo dopo passo, lentamente come si muoverebbe una tartaruga. Fino a quando non fu esattamente sotto le foglie di quel maestoso amico. Fino a quando non riuscì finalmente a toccare, per un'ultima volta, il caldo tronco dell'albero. E a quel punto, un puntino luminoso apparve nel cielo, e tutto ad un tratto, così velocemente come era apparso, scoppiò, inondando della luce più bianca qualunque cosa nel suo raggio, che aumentava a dismisura, secondo dopo secondo. E tutto fu avvolto da quel velo bianco, nuvole, cielo, fulmini, saetta, pioggia. E il vecchio aprì gli occhi, inizialmente chiusi a causa del flash scaturitosi dall'esplosione di bianco, e vide per un attimo, per una frazione di secondo, per quello che poteva essere un infinitesimo, l'albero, quello stesso albero che pochi secondi prima stava vivendo i suoi ultimi anni, di nuovo giovane, fresco, potente, e piccolo, e la sua mano appogiata su di esso senza più una singola ruga, non più segnata dall'età, come se il flash avesse risucchiato tutto il tempo d'esistenza da ogni singolo essere vivente.
Fu, appunto, una frazione di secondo. Il bianco scomparve, e con esso, tutto ciò che aveva avuto l'onore di essere stato avvolto dal suo abbraccio, reso ormai solamente cenere. E la vita su Zulenho cessò di esistere.

Passarono anni, forse addirittura secoli. Ciò che era morto, rinacque dalle stesse ceneri. Laddove invece le ceneri furono smarrite, la vita fu perduta per sempre. Prima il cielo, poi le nuvole, dopo le piante, i micro-organismi, animali di un tempo passato, e infine anche gli uomini. La ruota del tempo e della vita ricominciò a scorrere inesorabile, come se nulla di quello che era accaduto secoli prima ebbe mai avuto luogo. Solo le rovine degli antichi luoghi della vecchia Zulenho si ergevano qua e là nelle radure inabitate, monito del passato, custodi di eterni ricordi che solo coloro che erano morti potevano nuovamente rivivere.
E i morti non tornano in vita, non è così, figliolo?", disse il vecchietto al nipotino, che lo stava ascoltando con tutta l'attenzione possibile.
"No, No, nonno, non tornano in vita!" rispose il bambino, portandosi la mano alla fronte, "ma è anche vero che si tratta solo di una fiaba, e le cose non esplodono mica di bianco, no, nonno?"
"Ah-ah-ah", rise l'anziano, "hai ragione, piccolo mio. E' una storia che si tramanda da generazione a generazione, questa. Non c'è nulla di cui preoccuparsi".E il vecchio guardò fuori dalla finestra, e il paesaggio che si stagliava di fronte a lui era dominato da un maestoso albero sulla scogliera, possente nella sua età, che combatteva contro il vuoto che avanzava sotto di esso. E sotto le sue fronde, dormiva beatamente un Kyactus.
 
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view post Posted on 24/12/2014, 01:07     +1   -1

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Al largo della baia, su cui si ergeva quel imponente albero, fece capolino una zattera, che a stento galleggiava, trascinata a riva dalle onde. Oscillando, scompariva e riappariva in superfice, come se tentasse in ogni modo di raggiungere la terra ferma.
La zattera raggiunse gli scogli con cosi tanta foga da spezzarsi in più parti, finché solamente una flotta di questi non riuscì ad arenarsi tra le rocce, terminando finalmente il suo viaggio.

Dopo qualche ora, una forma umana emerse tra le rocce e si allontanò a fatica dall'acqua, tendendo un braccio verso l'entroterra, come in cerca di qualcosa.
???:"acqua!"
Disse, con voce tremante, poco prima di lasciarsi andare sulla sabbia, privo di energie.
Fu proprio in quel momento che, rivolgendo gli occhi al cielo, vide il maestoso albero sulla scogliera. Colpito da una cosi bella visione, perse qualche minuto a contemplarlo, pensando che quella vista gli risultava estremamente familiare.
Decise quindi di avvicinarsi un po'di più a quell'albero, si diresse ai piedi delle fronde, era l'unico punto nascosto ai raggi del sole.

Fu allora che vide un Kyactus, e sopraffatto da un piccolo momento di lucidità, si ricordò che alcuni tipi di piante conservano l'acqua al loro interno. Raccolse ogni briciolo di energia che era rimasta in corpo e, afferrando la lama, si preparò a sferrare un deciso colpo a quello che secondo lui somigliava più ad una botte d'acqua che ad altro.
 
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view post Posted on 25/12/2014, 15:28     +1   -1
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Camminava da ore ed il buio era l'unica cosa che l'accompagnava. Sembrava una camminata eterna verso l'ignoto. Non vedeva cosa c'era sotto, sopra, davanti o dietro di sé, ma continuava a mettere un piede davanti all'altro, senza sapere più dove fosse e dove sarebbe giunta.
Neppure i suoi passi risuonavano in quell'ambiente così tetro e ostile; riusciva a malapena a percepire il suo stesso respiro, leggermente affannato per la stanchezza.
Ad un tratto, un colpo al cuore. Le sue gambe si immobilizzarono.
Riusciva a percepire qualcosa, qualcosa di familiare, sospettava.
Alzò le braccia appena sopra il capo e tastò il soffitto; le sue dita incontrarono qualcosa di liscio e freddo e vi si aggrapparono. "Una scala", pensò. Con un piccolo sforzo, iniziò a tirare su il proprio corpo, aggrappandosi ad un piolo alla volta.
La stanchezza la assaliva, ormai erano giorni, o forse mesi - aveva completamente perso la cognizione del tempo -, che camminava ininterrottamente senza meta, avvolta soltanto dalle tenebre.
Ad un certo punto della risalita, una leggera brezza le sfiorò il viso. "Ci siamo quasi". Mancava ancora solo un piccolo sforzo.
Un lieve bagliore penetrava dall'alto attraverso una sottile fessura nella quale infilò le dita sottili e spinse con tutta la forza che le era rimasta. Qualcosa si mosse. Continuò a spingere finché non si aprì un varco abbastanza largo da poterle permettere di passarci attraverso col corpo intero.
Fu costretta a chiudere gli occhi per non accecarsi. La vista del sole era insopportabile.
Si trascinò fuori, strisciando sull'erba ed aggrapandosi qua e là, come meglio poteva, ed alla fine si lasciò andare sul prato umido, ormai stremata. Aveva davvero bisogno di riposare.
Provò a riaprire gli occhi, ma la luce le dava una terribile sensazione di bruciore, così li richiuse subito. In quel breve istante di luce le era sembrato di scorgere un bellissimo albero, a pochi passi da lei, e forse altre due figure un po' sfocate, ma non ne era sicura. Non era nemmeno più sicura di essere ancora viva o se stesse sognando. Solo di una cosa era assolutamente certa: era ricoperta di fango dalla testa ai piedi.
 
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Kyactus
view post Posted on 26/12/2014, 12:31     +1   -1




I Kyactus, si sa, sono famosi per essere dei piccoli e infidi bastardi, con sensi acutissimi, e pronti a scappare al primo pericolo. Neanche il sonno li destabilizzava, se mai una pianta grassa possa perfino "dormire", per cui il cactus della nostra storia si accorse giusto in tempo dell'attacco dello scellerato umano, che altrimenti l'avrebbe probabilmente squarciato in due e posto fine alla sua esistenza per chissà quale misterioso motivo. Camminando letteralmente sull'albero grazie ad uno sprint poco naturale, il Kyactus si nascose tra le fronde dell'albero, mimetizzandosi con il verde circostante.
"Sei impazzito?" gridò, e sembrava che lo stesso albero stesse parlando all'umano che adesso giaceva sotto la sua gigantesca chioma. "Come ti viene in mente di attaccare la gente così dal nulla?"
"Chi è sto qua, poi? Non l'ho mai visto in giro. Iniziamo bene la giornata se mi vogliono già uccidere" pensò. Ma più pensava, più la sua testa iniziava a girare, e a far male, quasi pronta per scoppiare. Immagini di ricordi lontani, di amici perduti, di giorni felici si fecero strada nella sua mente, quasi a voler dire: Qualcosa ti lega a questo ragazzo.

Allo stesso tempo, il vecchietto della casa vicino all'albero stava assistendo a quella bizzarra scena, e uscito fuori di casa, si avvicinò al ragazzo dai capelli neri con la spada in mano e dolcemente e con tutta la gentilezza di questo mondo gli chiese: "Va tutto bene?"
Il nipotino, invece, dopo aver sentito per l'ennesima volta la storia del nonno, decise di fare una piccola passeggiata nella radura che circondava la casa, e con una spada di legno in mano, fece finta di essere un grande eroe pronto a difendere Zulenho dagli esseri malvagi che volevano distruggere. Fu allora che vide Whersa, distesa per terra, completamente ricoperta dal fango. Il bambino si avvicinò a lei con fare sospetto. pronto a colpirla con il pezzo di legno che teneva tra le mani.
 
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view post Posted on 26/12/2014, 18:39     +1   -1

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Akyra sobbalzò, inizialmente furioso perchè la sua unica fonte di salvezza stava svanendo, e con essa anche le sue forze.
Solo in seguito, riflettendoci un poco, comprese l'assurdità della situazione.
"Un cactus che cammina?" Pensò
"devo proprio essere stanco, sarà stato un miraggio"
Ma non appena sentì la sua voce...

Kyactus: "Sei impazzito?" "Come ti...bla bla bla"
Akyra trasalì non appena si accorse che quella pianta stava parlando, sebbene qualcosa dentro di lui sapeva di non dover temere quel essere, anzì.
Il ragazzo dimenticò per un istante dove fosse e cosa stesse facendo, si focalizzò unicamente su quel lontano ricordo, che ora, all'improvviso, era ritornato vivo, ed aveva smosso qualcosa tra i suoi sentimenti.

Proprio nel bel mezzo di questi pensieri, gli si balenò di fronte un vecchio impertinente.
Vecchio: "Va tutto bene?" chiese con insistenza più e più volte. Era chiaro che quest'uomo era uno di quelli che non si fa mai gli affari suoi, uno di quelli che passa le giornate in cantiere a dire ai poveri lavoratori come devono svolgere il loro mestiere.
Quindi, dopo aver ripetuto la stessa domanda svariate volte, il vecchio riuscì ad ottenere la conversazione tanto desiderata con il ragazzo.
Akyra: "Non proprio, sono giorni o forse mesi che navigo per mare, e qualche giorno fa ho esaurito tutta la mia riserva d'acqua. "
Vecchio: "oh ma è terribile, credo proprio d'aver ciò che fa al caso tuo" finì la frase ed estrasse con tutta calma dalla cintura una borraccia piena d'acqua, non ebbe il tempo di tendere l'oggetto al ragazzo che Akyra vi si era lanciato a capofitto ed in un unico sorso prosciugò, senza ritegno, la borraccia dal suo contenuto.
Il vecchio sorrise e con gentilezza gli porse la mano aspettando qualcosa.
Akyra lo guardò di sbieco, domandandosi cosa volesse, pensò subito alla borraccia e gliela riconsegnò.
Il vecchietto fece di no con la testa e disse: "potrebbe lasciarmi una piccola offerta? Sa, ho una famiglia da mantenere, un nipotino, un mutuo da pagare, devo fare la manutenzione al catetere"
Akyra, sbigottito, schifato al pensiero del catetere ed un po' amareggiato disse: "mi spiace molto signore, ma come può vedere non ho nulla con me se non i miei vestiti e le mie armi."
vecchio: "oh ma va bene lo stesso"
Akyra: "Che cosa? Le armi?"
Vecchio: "oh oh no no, puoi lasciarmi i tuoi vestiti, non vorrei mai privarti di un'arma da difesa, non puoi mai sapere quando un brigante, un violentatore o un naso possano assalirti"
Akyra: "Un naso?" domandò alzando un sopracciglio, convinto d'aver sentito male
Vecchio: "Sì, cosa c'è di strano?"
Akyra: "Oook, certo, i nasi sono molto pericolosi da queste parti?"
Vecchio: "assolutamente, la cognata di mia zia conosce una persona che ha un fratello a cui.."
Akyra volle interromperlo prima che potesse continuare.

Akyra: "ah..sì...certo!" tentò di reggergli la parte "ne ho sentito parlare! Sono degli avversari temibili! Maaa...ritornando a noi, non c'è un altro modo in cui potrei sdebitarmi?"
Vecchio: "Certamente! Potresti farmi da balia per un po'! Almeno finchè non sarai in grado di ripagarmi per quel favore."
Akyra rise: "ahah e cosa ci vorrà mai a ripagare un sorso d'acqua!?"
il vecchio, in modo inquietante, rise assieme a lui e prendendolo per mano lo trascinò verso la sua casa.
Akyra, mentre si stava allontanando, volse lo sguardo all'albero e sorrise.
 
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view post Posted on 27/12/2014, 11:57     +1   -1
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CITAZIONE
Era chiaro che quest'uomo era uno di quelli che non si fa mai gli affari suoi, uno di quelli che passa le giornate in cantiere a dire ai poveri lavoratori come devono svolgere il loro mestiere.

Buahahaha l'ho pensato anch'io XD

scusami ma... il naso... IL NASO!!! *rotola*


Se ne stava tranquilla, riscaldata da quel lieve tepore. Sentiva i vestiti ed i capelli diventare sempre più rigidi, man mano che il fango le si asciugava addosso, ma la cosa non la disturbava più di tanto. A tratti socchiudeva gli occhi, nel tentativo disperato di abituarsi a quella dannata luce, ancora troppo intensa per le sue pupille.
Focalizzò allora tutta la sua attenzione sugli altri sensi, soprattutto l'udito. Sentiva le fronde degli alberi danzare e i fili d'erba piegarsi alle carezze del vento. In lontananza riecheggiò un "Va tutto bene?". Un leggero fruscio sembrava avvicinarsi a lei. "Una lepre", pensò, "o qualche animale selvatico". Era contenta di poter finalmente vedere un animale del "mondo lassù", dopo essere stata per così tanto tempo fra topi, vermi e scarafaggi.
Fu allora che, socchiudendo gli occhi, si accorse che l'essere in avvicinamento non era affatto un animale (tecnicamente sì, ma si fa distinguere dagli altri animali usando l'appellativo "uomo"), bensì un cucciolo di uomo, e che era in procinto di colpirla con forza in testa, con i suoi occhi assatanati di sangue - per lo meno fu questo che la ragazza intravide -.
TONC.
Whersa aprì finalmente gli occhi (in realtà ne aprì bene solo uno, l'altro rimase leggermente socchiuso perchè ancora la luca la infastidiva parecchio), si mise cavalcioni e strappò con forza la spada di legno dalle mani del bambino.
<<dico, ma ti sembra il caso?! Ti sembra il caso di colpire le persone senza motivo?! Adesso questa la tengo io>>, sbraitò arrabbiata, fulminando il piccoletto con lo sguardo (di un occhio).
Il bambino la fissò senza dire niente e la ragazza fece un segno di assenso col capo.
Passò qualche istante in cui i due continuarono a fissarsi, lei con espressione arrabbiata e infastidita, lui sconcertato.
Il bambino scoppiò a piangere.
<<ecco, ci mancava solo questa>>, si lamentò la ragazza, portandosi una mano sul volto, mentre l'altra continuava a stringere la spada di legno.
<<bene, tanti saluti, io qui non ci resto un secondo di più>>, aggiunse e detto ciò si alzò in piedi, stiracchiandosi.
Finalmente riuscì a tenere totalmente aperto anche l'altro occhio.
<<vedi di tornare a casa dai tuoi genitori, se ce li hai... O dai parenti... Insomma, vattene a casa tua e piantala di frignare>>, lo intimò, ma lui non sembrava voler smettere.
<<e poi ti chiedono "ma come fai ad odiare i bambiniiii? Sono tanto cariniiiiii!">>, pensò ad alta volta, scuotendo la testa ed alzando le spalle.
Fece per andarsene ed il bambino le corse dietro, aggrappandosi alla sua cintura. Con una mano cercava di riprendersi l'arma (del delitto - quasi compiuto -).
<<no, non te la do! Non lo sai che ci vuole il permesso per andare in giro armati? Beh, non che io ce l'abbia, però TU non puoi avere un'arma, non mi importa che sia di legno o di carta. Hai dimostrato di non avere abbastanza giudizio per poterla usare. Ora lascia la mia cintura e va' a casa!>>, lo intimò nuovamente, cercando di scrollarselo di dosso, neanche fosse stato un cagnetto in calore.
 
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Kyactus
view post Posted on 27/12/2014, 12:42     +1   -1




Il vecchietto stava accompagnando il ragazzo che gli doveva un favore nella sua umile dimora, quando, durante la lunga camminata (per via del lentissimo passo dell'anziano), udì chiaramente il pianto di un bambino.
"Mio nipote!" disse, con ansia, portandosi la mano alla bocca per fingere un'aria di stupore. "La prego, buon uomo, se vuole sdebitarsi almeno un pochino, scopra che cosa è successo a mio nipote! Potrebbe essere stato attaccato da uno spaventoso naso! Si prenda cura di lui, e portalo da me. Io vi aspetterò a casa". E ricominciò a camminare, sempre molto lentamente, in direzione sud. "Nel frattempo, farò bollire l'acqua per il the, eheh".
Nel frattempo, il Kyactus era uscito dal nascondiglio e con passo "felpato", facendo meno rumore possibile, si avvicinò all'essere che prima aveva cercato di ucciderlo. O qualcosa del genere. Riuscì ad arrivare accanto a lui furtivamente, e dopo aver aspettato qualche secondo, assistendo insieme al ragazzo il vecchietto che dava loro le spalle, avanzando verso la casetta di pietra poco distante, iniziò a parlare.
"Oh, guarda che novità" disse sarcasticamente,"un pericolo! Non se ne vedono mai da queste parti!" e si rivolse al ragazzo. "Senti, facciamo finta che non sia successo niente poco fa, ok? L'importante è che io stia bene". Sorrise, per quanto poteva sorridere un cactus, e poi gli venne l'irrefrenabile voglia di salirgli in testa, come se fosse qualcosa che aveva sempre fatto, come se qualcosa gli stesse dicendo che quello era ciò che doveva fare. Non se lo fece dire due volte, e con un piccolo slancio, saltò in testa al ragazzo.
Sicuramente vi starete chiedendo come sia possibile che un Kyactus possa stare sulla testa di un essere umano qualunque, senza che i suoi aghi si infilzino nella carne del povero malcapitato. Questo porterebbe a una digressione troppo grande e inutile ai fini della storia, per cui lasciamo all'immaginazione del lettore trovare la risposta a questo amletico quesito. Quel che importa, adesso, e che è davvero importante, è che il Kyactus si trovava adesso sulla testa del ragazzo dai capelli neri, e questo fece affiorare alla mente della piantina altri centinaia di ricordi, ricordi di un tempo lontano, del passato, all'interno di sotterranei bui e celle, in un luogo e tempo chiamato Primordio.
"Prima di andare..." gli stava per chiedere il suo nome, ma i ricordi gli fecero scoppiare la testa, e decise di abbandonare quei pensieri. "Niente, niente. Beh, cosa aspetti? Andiamo a salvare quel moccioso, si?"

A poche centinaia di metri, la spregevole e cattivissima Whersa aveva fatto piangere un povero bambino innocente, che voleva solo difendere suo nonno dai cattivissimi nasi.
Tutto sembrava essersi sistemato, in realtà, anche se il bambino continuava a tenersi alla cintura della ragazza, forse perchè voleva la sua spada di legno indietro.
"Ci sono i nasi da queste parti" le disse. "Non posso girare disarmato. Devo difendere il nonno! Lui è tutto ciò che resta della mia famiglia da quando...." e abbassò la testa, pronto a piangere nuovamente al pensiero di quella antica catastrofe. Poi si sentì un grande respiro, un respirò più rumoroso di quello di un grosso vecchio ronfante, un respirò più caloroso di quello di un drago, un respirò più potente del vento. Whersa guardò dietro di sè. Un gigantesco naso, rosso come un peperoncino, si ergeva minacciosamente.
 
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view post Posted on 27/12/2014, 13:15     +1   -1

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Akyra, non appena il Kyactus gli si avvinghio sulla testa, si sentì alquanto strano, stava provando vecchie emozioni ormai dimenticate, era felice.

Akyra: "Ok, strana piantina! Andiamo!" disse, sistemandosi il cactus sulla testa
Akyra: "e tu!" riferendosi al vecchio che già se ne stava tranquillamente andando, come
se gli fregasse ben poco del bambino.
Akyra: "io vado ad aiutare tuo nipote, ma sia chiaro, con questo siamo pari!"
e senza aspettarsi una risposta dall'anziano corse in direzione del pianto.

Akyra, alzando gli occhi sopra la frangia "Senti anche tu questo strano vento?" chiese al Kyactus

Non ebbe il tempo di aspettarsi una risposta che una potente folata di vento arrivò e fece sradicare gli alberi più deboli.
Proprio quando Akyra stava per raggiungere uno degli alberi più massicci, che sembrava essere ben saldo al terreno, un liquido viscido e giallognolo investì i due e presto si ritrovarono appiccicati al tronco, intrappolati in quella strana melma che era comparsa dalla foresta.
 
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view post Posted on 27/12/2014, 15:06     +1   -1
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Il bambino continuava a starle addosso. "Che scocciatura", pensò.
Finché quello, piagnucolante, non le disse "Ci sono i nasi da queste parti" le disse. "Non posso girare disarmato. Devo difendere il nonno! Lui è tutto ciò che resta della mia famiglia da quando....", poi tacque abbassando la testa. Sembrava sul punto di scoppiare di nuovo a piangere.
La ragazza sospirò. "I nasi... Cosa non si inventano i bambini d'oggi per riavere i loro giocattoli...", pensò. A quel punto sentì una morsa al cuore e una vocina che le diceva di non fare la carogna e di ridare l'arma al bambino, ma prima che potè darle ascolto, sentì un grande respiro provenire da dietro di sè. <<i mammuth non si erano estinti?>>, si chiese ad alta voce, dopodiché si voltò e vide un grossissimo, enorme, naso che con fare minaccioso si era appostato proprio dietro di lei. Era rosso da far paura e sembrava sul punto di starnutire.
La ragazza strabuzzò gli occhi. <<eh... Sì. Forse sono davvero morta.>>, affermò, leggermente incredula.
Fissò il bambino, meno sorpreso di lei, e sbuffando gli ridiede la sua arma giocattolo, che il bimbo afferrò subito, avidamente. <<tieni, ma credo che sia meglio per te se raggiungi tuo nonno. Questo non è il posto giusto dove giocare, ne riparliamo tra qualche anno, intesi?>>. Detto questo, gli diede una lieve spintarella per allontanarlo da quel naso paonazzo, tenendo lo sguardo fisso su quest'ultimo.
<<beh, sono già sporca di fango... se ci aggiungiamo il muco, poi mancano solo vomito ed escrementi e sono al completo>>, rifletté ad alta voce, un po' scocciata.
Si mise in posizione d'attacco, nonostante fosse disarmata e continuò a fissare quel naso gigante per qualche istante, quand'ecco che questo iniziò ad ondeggiare leggermente. In tutta la foresta si sentì un "E", poi un "EC", infine un "ECCIUUUUUUUUUUUUU!", che fece tremare la terra come un vulcano in eruzione. Una melma giallastra e viscosa uscì in un getto ad alta potenza, proprio in direzione di quel "marmocchio frignante" che fino a pochi minuti prima aveva ammorbato la ragazza coperta di fango.
La giovane scattò verso di lui appena in tempo per spingerlo via dal getto giallastro, che la colpì in pieno e la spinse non troppo lontano, appiccicandola in parte a terra. Il resto del getto (di muco) inondò l'intera foresta.
La ragazza, a dir poco scocciata, cercò di staccarsi da tutto quell'appiccicume, fallendo miseramente. Fortunatamente una parte del corpo era libera da quella melma schifosa: poteva ancora usare la sua mano destra.
<<spero tu non sia contagioso! Perchè di prendere il raffreddore proprio ora, sinceramente, non ne ho molta voglia!>>, gli sbraitò contro.
Con un gesto rapido della sua mano, fece apparire una serie di proiettili di ghiaccio che iniziarono a colpire incessantemente il naso gigante, il quale, saltellando continuamente, cercava di evitarli. Nonostante la sua imponenza, era un naso abbastanza agile e ciò gli permise di schivare gran parte dei colpi.
La ragazza allora punto al terreno su cui si trovava il naso e con un altro rapido gesto, congelò tutto il terreno al di sotto delle enormi narici, congelando anche la superficie della melma appiccicosa.
 
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Kyactus
view post Posted on 27/12/2014, 15:36     +1   -1




In testa al ragazzo, il Kyactus si fece strada tra migliaia di pericoli e insidie pronti ad ucciderlo: i batteri nell'aria.
"Qualunque cosa in questo mondo cerca di uccidermi!" pensò, temendo per la sua persona. Poi cercò di dire qualcosa alla sua "cavalcatura" ma non fece in tempo. I due furono investiti da una enorme quantità di liquido appiccicoso e viscido, che li scaraventò "dritto per dritto" contro uno delle centinaia di tronchi del bosco, intrappolandoli.
"Ommioddio" pensò a voce alta il Kyactus, non rendendosi conto che stava invece gridando. "STO PER MORIRE". Poi, rivolgendosi al ragazzo: "Cosa aspetti? Liberami da questa melma!" e muovendosi come un forsennato, cercava di liberarsi dalla morsa del muco. Ad un tratto gli venne però in mente di essere una pianta. E le piante assorbono i liquidi. Aprì i suoi pori, e iniziò ad assorbire lentamente tutto il muco, fino a quando non riuscì a liberare entrambi. Caddero a terra, mezzi tramortiti dal colpo ricevuto, e un po' nauseati dall'odore disgustodo che la melma emanava, ma il Kyactus ruotava attorno a sè stesso, con aria trionfante, e dietro di lui apparivano magicamente dei raggi di luce e delle stelline che ruotavano anch'esse in senso antiorario.
"Dopo questa ho bisogno di una lavanda gastrica, che tu mi pagherai", i raggi e le stelle sparirono, e la piantina saltò di nuovo in testa al ragazzo, senza accorgersi di essere diventato, nel frattempo, di uno strano colore giallo cacca.
"Guarda tu che mi tocca fare" continuava a ripetere a bassavoce, non rendendosi conto della sua situazione, "sempre io debbo salvare la gente, sempre io" e si lamentava.

Il bambino fu spinto via dall'attacco melmoso del naso giusto in tempo, grazie al sacrificio della spregevole Whersa, che magari tanto spregevole non era. Dipende dai punti di vista.
Con la spada di legno in mano, il bambino si fiondò verso il naso, non curandosi però del terreno ghiacciato sotto i suoi piedi, finendo così per scivolare e volare dritto dentro una delle narici del Naso. Quest'ultimo, preso alla sprovvista da quell'attacco micidiale che mirava chiaramente ad ucciderlo soffocandolo, inizio a soffiarsi (soffiare il naso = soffiare sè stesso) cercando di espellere quel corpo estraneo. Purtroppo per il naso, e fortunatamente per i nostri eroi, la spada di legno riusciva in qualche modo ad evitare la fuoriuscita del bimbo. Whersa capì che quello era il momento di attaccare.
 
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view post Posted on 27/12/2014, 16:17     +1   -1

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Akyra, disgustato dall'azione del cactus, lo prese e lo lanciò lontano da sé gridando:
"che schifo Kyactus! Non potevi salvarci in un altro modo!? Sei tutto appiccicoso! Stammi lontano o fatti un bagno prima di toccarmi di nuovo!!" disse, cercando di contenere il vomito che gli stava salendo con la bocca.

Non appena si rese conto d'averlo chiamato per nome, con un nome che aveva quasi dimenticato, sorrise un'altra volta in direzione della piantina, che ora aveva più la forma e il colore di un brufolo peloso che di una bella e verdeggiante pianta grassa.

Nascondendo gli occhi lucidi, si rivolse nuovamente al cactus:
"scusa, non volevo, andiamo a salvare questo bambino!" e così dicendo, prese per la mano/zampa/protuberanza quel bubbone giallo, che era diventato più pesante di prima, e proseguì la sua corsa.

Poco prima di raggiungere quel abominio, notarono dei frammenti di ghiaccio fresco ai loro piedi, e questo aumentava proprio dove si stavano dirigendo.
Akyra: "non mi pare proprio il luogo e il periodo per la neve...deve essere magia..." interruppe la frase per riflettere un attimo.
Subito dopo, preso da una rinvigorita forza, aumentò il passo ed arrivarono ben presto alla fonte di tutto.

Di fronte ai due si stagliò un enorme ed imponente NASO raffreddato.
Akyra, sbigottito dalla sua presenza, rimase un attimo a contemplarlo.
Akyra, senza voltare lo sguardo, ma riferendosi al cactus: "Ma quello...è davvero un naso?"
 
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view post Posted on 27/12/2014, 16:32     +1   -1
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La ragazza, una volta ghiacciato il terreno, si voltò verso il bambino per controllare che fosse al sicuro, e fu proprio allora che si accorse che il piccoletto si stava fiondando proprio verso il naso gigante, incurante del ghiaccio sotto i suoi piedi.
<<ma che diavolo fa?! FERMATI PICCOLETTO! TI HO DETTO DI TORNARE A CASA!>>. Ma le sue grida di riprovero furono inutili perchè il bimbetto non fece in tempo ad ascoltarla che si ritrovò incastrato dentro una delle narici del Naso.
Quello iniziò a soffiarsi, per liberare la narice intasata dalla presenza del bambino, ma in qualche modo quest'ultimo riuscì a resistere senza essere lanciato fuori assieme ad altro muco.
La giovane infangata e appiccicata decise di approfittare della situazione. Col solo sguardo ricoprì la mano destra di ghiaccio, trasformando le dita in pericolosi artigli grazie ai quali si liberò dall'appiccicume che la tratteneva bloccata al terreno. Ancora mezza appiccicata, si rimise in piedi e prese a correre a quattro zampe (?) in direzione del naso gigante. Mise a coppa le mani e creò una sfera di ghiaccio abbastanza grande, che conficcò con forza nella narice libera del naso.
"Non so se sia meglio portare via il bambino da lì o se lasciarlo dentro finchè questo... coso non soffoca", pensò.
<< TUTTO BENE LI' DENTRO?>>, chiese al bambino, cercando di trattenere la palla di ghiaccio nella narice del Naso. Ovviamente non si era accorta che altri due figuri li stavano osservando, a pochi passi dalla "rissa".
 
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Kyactus
view post Posted on 27/12/2014, 16:54     +1   -1




La piantina ormai giallo cacca si dovette pure subire una presunta ramanzina.
"Come scusa? Ti ho salvato e questo è il ringraziamento!?", era puramente e genuinamente scioccato. "Oltre il danno, la beffa! e sbuffava, continuando a lamentarsi.
"Ma guarda te, è chiaro che a fare del bene la prendi sempre nel cactulo", pensò di pensare, ma in realtà lo stava nuovamente dicendo ad alta voce. Non potè finire il pensiero che fu preso per "mano" e trascinato verso la destinazione dal ragazzo che fino a poco fa l'aveva sgridato e l'aveva chiamato per nome.
L'aveva chiamato per nome.
"Ehi tu aspe-" e non riuscì a finire la frase nemmeno stavola, che davanti a sè vide un enorme naso raffreddato, che stava cercando di soffiarsi, ma senza grande successo. Da una delle narici si intravedevano uscire delle piccole gambette, che si stavano muovendo come fossero dei tentacoli di un cucciolo di kraken. Nell'altra invece, una ragazza dai capelli azzurri tutta ricoperta di fango dalla testa ai piedi cercava con tutta la sua forza di trattenere una palla di neve all'interno della seconda narice del naso.
"MA E' WHERSA!" e alla sua vista il Kyactus si dimenticò che quel ragazzo conosceva probabilmente la sua identità, per qualche oscura ragione. Dimenticò di chiedergli il perché, il come, e soprattutto il "chi fosse". Ma alla vista della sua vecchia amica, tutte le domande nella sua testa sparirono, messe in un cassetto del "To-Do". Adesso importava solamente andare a salutarla. E fu quello che fece. A "braccia" aperte e con un'espressione stupidissa, con migliaia di fiori che apparivano come per magia nello sfondo, la piantina si fiondò verso l'amica. Ma anche lui, come il bambino, non si accorse del ghiaccio sotto i suoi "piedi", e finì per scivolare, volando dritto per dritto dentro la palla di neve. La neve, si sa, è fondamentalmente acqua. E quel giorno, il cactus aveva voglia di assorbire roba. Lo sciagurato fato volle che la piantina, conficcata all'interno della palla di neve, dalla quale si potevano vedere solo le sue gambette giallognole, iniziò ad assorbire lentamente perfino la neve.
 
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view post Posted on 27/12/2014, 17:09     +1   -1

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Akyra, che era rimasto fermo ad osservare il naso, quando si accorse che Kyactus era partito all'attacco, o così sembrava, era ormai troppo tardi. Il cactus finì assorbito nell'unica narice libera del naso.

Akyra: "Quella spugnetta è più coraggiosa di quel che mi aspettavo!" disse tra sé e sé
Mentre stava guardando la scena si accorse anche della presenza di un altro essere, qualcosa che prima si stava muovendo a 4 zampe in direzione del naso.
Akyra: "un gatto! Povera bestiolina, devo salvarla a tutti i costi!"
dimenticandosi del pericolo, estrasse da una tasca una manciata di croccantini e li lanciò vicini a Whersa
Akyra: "Qui micio micio! Devi allontanarti da lì! è pericoloso! Tra poco esploderà tutto quanto!" gridò a Whersa.
 
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view post Posted on 27/12/2014, 18:08     +1   -1
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La ragazza venne distratta da un grido improvviso, si voltò appena in tempo per vedere una giallognola piantina spinosa, con una strana espressione ebete in volto - ed il fatto che avesse un volto non stupì più di tanto la nostra Miss Fangosa, chissapperchè - , scivolare ed infilarsi nella sua sfera di ghiaccio che ancora teneva incastrata nella narice del Naso.
A quel punto lasciò la presa, tanto la piantina, così incastrata, le risparmiava il lavoro di tenere bloccata la palla. Ma la neve ed il ghiaccio sembravano dissolversi a poco a poco, come assorbiti da quel misterioso esserino spinoso, dal colore rivoltante, che virò sempre più verso un bianco pallido.
«Forse gli serve un po' di aiuto?», si chiese ad alta voce.
Improvvisamente qualcosa le cadde in testa. Qualcosa di piccolo. Si voltò leggermente e vide che per terra c'erano dei croccantini per animali, sparsi sul ghiaccio. Alzò lo sguardo e vide un po' più lontano un tizio che guardava nella sua direzione e sembrava chiamare un gatto. Si voltò, ma di gatti nemmeno l'ombra.
"Ma quello sta forse parlando con me?!", pensò, alzando un sopracciglio.
Afferrò in mano i croccantini e li rilanciò con forza verso quello strano tipo, dopodiché gli rivolse uno sguardo arrabbiato. Fece una smorfia con la bocca e gli gridò contro «MA CHE DIAVOLO STAI FACENDO?! SE NON TI DISPIACE, QUI SAREMMO LEGGERMENTE IMPEGNATI AD ELIMINARE QUESTO... COSO! SE NON HAI ALTRO DA FARE, POTRESTI ANCHE DARCI UNA MANO. GRAZIE. AH! E QUESTA PIANTA E' TUA?! NON MI SEMBRA DEL TUTTO NORMALE!».
Quindi mise di nuovo le mani a coppa, le appoggiò sotto la narice dove era incastrato il Kyactus e generò altro ghiaccio. "Pare che questo esserino spinoso assorba i liquidi... Però si è anche leggermente ingrossato, forse potrebbe essere utile per distruggere questo naso gigante".
«Non riesco ancora a credere che stia davvero combattendo contro un naso gigante. Seriamente», ammise ad alta voce, scuotendo la testa.
 
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38 replies since 23/12/2014, 19:56   252 views
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