DALLE CENERI DI UN NUOVO MONDO
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PartecipazioneLa partecipazione a questa missione è libera, ma naturalmente occorre che vi iscriviate qui!
Naturalmente, gli unici utenti al momento siamo io, la fra e Akira, per cui, si, tutto questo papello è un po' inutile assai
Numero giocatori partecipantiQuanti si vuole.
Tanto saremo 3 ahahahah.
Background e svolgimentoSono passati anni da quando i nostri eroi sono entrati in un mistico e lungo torpore. Adesso è arrivato il momento di quello che potrebbe essere il loro ultimo atto. Dalle ceneri di un nuovo mondo, dovranno viaggiare attraverso tutti i luoghi che avevano già visitato in passato, ma che il tempo (e qualche altra cosa) ha inesorabilmente cambiato per sempre. Tutte le persone che conoscevano, gli affetti, i luoghi, non sono altro che ricordi di tempi lontani. La loro storia è la storia di un viaggio senza una meta precisa, senza un vero scopo, se non quello di rivisitare Zulenho in lungo e in largo per ottenere le "ceneri dei ricordi". Un viaggio che potrebbe avere fine molto presto, oppure in un futuro incerto. Solo una cosa è sicura. La loro storia non è scritta da nessuna parte. Saranno loro a plasmare il loro destino. Ancora una volta.
Turni e azioniNon sarà una missione convenzionale. Non ci saranno turni, non nel senso stretto della parola. Non ci sarà un singolo master. Non ci sarà già una storia prestabilita in testa. E' tutto come ai vecchi tempi, ma scritto in un unico post per mantenere un senso di ordine e senza interrompere a metà delle storie che negli altri post ancora non sono finite (che, comunque, non finiranno mai. Ma vabbè X°D), e con il buon senso e la maturità che ormai dovremmo tutti possedere. Dunque niente più egocentrismo, attacchi OP e schivate OP di sorta. O forse si?
DurataFino a quando non ci stanchiamo.
Fino a quando non viaggiamo in tutti i luoghi di Zulenho e abbiamo recuperato ogni singola cenere del ricordo (sono troppi, quindi questo requisito non lo raggiungeremo mai in ogni caso XD)
PremioLa possibiità di ruolare nuovamente tutti insieme. Non è abbastanza come premio?
LE ISCRIZIONI VERRANNO CHIUSE IL GIORNO: IN CUI I DIRETTI INTERESSATI SI ISCRIVERANNOIscritti- Kyactus
INIZIO SVOLGIMENTO MISSIONE PREVISTO PER IL GIORNO: QUANDO TUTTI SI ISCRIVONO (ma che senso ha!? xD) ________________________________________________________________________________________________________
PROLOGO
"Il vento spirava velocemente quel freddo giorno invernale. La pioggia cadeva giù a catinelle,più di quanto gli abitanti di Zulenho avessero mai visto. Fulmini e Saette illuminavano il cielo oscuro sopra quel gigantesco mondo in cui magia, scienza e fede coesistevano in un tutt'uno. Nelle strade della capitale non c'era anima viva, nessuno osava metter piedi fuori durante l'apocalisse che stava sconvolgendo la stessa essenza del pianeta. Tutti si fermarono nelle proprie case, a pregare. A pregare per un futuro migliore, un futuro in cui potessero ancora essere vivi. A pregare di rivedere ancora una volta la luce del sole, a sentire il canto degli uccelli, ad annusare il dolce e candido odore delle rose contaminate dalla rugiada mattutina. Le preghiere di ogni singolo abitante erano rivolte a questi pensieri.
Un vecchio guardava il paesaggio che si stagliava fuori dalla finestra della sua umile dimora. Su una grande scogliera, un maestoso albero si ergeva potente, forte. Grazie alle sue possenti radici riusciva a resistere agli impetuosi attacchi del vento, al mortale avvento del vuoto che si diffondeva sotto di esso. Il vecchio sorrise vedendolo. Aveva trascorso tutta la sua vita sotto quelle gigantesche fronde, forse l'albero aveva addirittura scandito attimo per attimo la sua lunga esistenza. Sotto quell'albero era nato, sotto quell'albero era cresciuto, sotto quell'albero aveva chiesto alla sua amata la mano... E sotto quell'albero l'aveva infine seppellita. E a quel semplice e tenebroso pensiero, si chiese se non fosse finalmente arrivato il suo turno. Se tutti sarebbero morti quel giorno, se l'apocalisse avesse ucciso tutta la vita su Zulenho, non poteva almeno lui scegliere dove morire? Non poteva, almeno per una volta, forgiare il suo destino e decidere di mettergli fine nel modo in cui meglio desiderava?
Prese il bastone che lo aiutava a camminare e a stare in piedi, indossò un lungo cappotto nero, per proteggersi dal freddo, e avvolse il suo gracile collo attorno ad una calda sciarpa di lana rossa. Aprì la porta, e fu subito fuori.
Fu investito da una gelida aria, un'aria che sapeva solamente di morte e distruzione. Con le poche forze rimaste, camminò lentamente verso l'albero, verso il suo unico migliore amico ancora in vita. Sarebbe potuto morire in qualunque momento. Ad ogni folata di vento, che l'avrebbe fatto cadere a terra, magari facendogli sbattere la testa. Ad ogni tuono, che l'avrebbe fatto morire di crepacuore per lo spavento. Ad ogni singola goccia di pioggia, che l'avrebbe congelato e fatto morire assiderato. Ma il vecchio continuava ad andare avanti, passo dopo passo, lentamente come si muoverebbe una tartaruga. Fino a quando non fu esattamente sotto le foglie di quel maestoso amico. Fino a quando non riuscì finalmente a toccare, per un'ultima volta, il caldo tronco dell'albero. E a quel punto, un puntino luminoso apparve nel cielo, e tutto ad un tratto, così velocemente come era apparso, scoppiò, inondando della luce più bianca qualunque cosa nel suo raggio, che aumentava a dismisura, secondo dopo secondo. E tutto fu avvolto da quel velo bianco, nuvole, cielo, fulmini, saetta, pioggia. E il vecchio aprì gli occhi, inizialmente chiusi a causa del flash scaturitosi dall'esplosione di bianco, e vide per un attimo, per una frazione di secondo, per quello che poteva essere un infinitesimo, l'albero, quello stesso albero che pochi secondi prima stava vivendo i suoi ultimi anni, di nuovo giovane, fresco, potente, e piccolo, e la sua mano appogiata su di esso senza più una singola ruga, non più segnata dall'età, come se il flash avesse risucchiato tutto il tempo d'esistenza da ogni singolo essere vivente.
Fu, appunto, una frazione di secondo. Il bianco scomparve, e con esso, tutto ciò che aveva avuto l'onore di essere stato avvolto dal suo abbraccio, reso ormai solamente cenere. E la vita su Zulenho cessò di esistere.
Passarono anni, forse addirittura secoli. Ciò che era morto, rinacque dalle stesse ceneri. Laddove invece le ceneri furono smarrite, la vita fu perduta per sempre. Prima il cielo, poi le nuvole, dopo le piante, i micro-organismi, animali di un tempo passato, e infine anche gli uomini. La ruota del tempo e della vita ricominciò a scorrere inesorabile, come se nulla di quello che era accaduto secoli prima ebbe mai avuto luogo. Solo le rovine degli antichi luoghi della vecchia Zulenho si ergevano qua e là nelle radure inabitate, monito del passato, custodi di eterni ricordi che solo coloro che erano morti potevano nuovamente rivivere.
E i morti non tornano in vita, non è così, figliolo?", disse il vecchietto al nipotino, che lo stava ascoltando con tutta l'attenzione possibile.
"No, No, nonno, non tornano in vita!" rispose il bambino, portandosi la mano alla fronte, "ma è anche vero che si tratta solo di una fiaba, e le cose non esplodono mica di bianco, no, nonno?"
"Ah-ah-ah", rise l'anziano, "hai ragione, piccolo mio. E' una storia che si tramanda da generazione a generazione, questa. Non c'è nulla di cui preoccuparsi".E il vecchio guardò fuori dalla finestra, e il paesaggio che si stagliava di fronte a lui era dominato da un maestoso albero sulla scogliera, possente nella sua età, che combatteva contro il vuoto che avanzava sotto di esso. E sotto le sue fronde, dormiva beatamente un Kyactus.